VOLTAIRE

Amsterdam, 24 novembre 1632 – L'Aia, 21 febbraio 1677, Olanda Parigi 1694- Parigi 1778
 
Voltaire è uno dei massimi esponenti dell’Illuminismo francese e ripropone concezioni di suoi predecessori pur facendosi portavoce di una nuova filosofia. Voltaire fa sue la concezione della ragione come finita e limitata, il deismo, la critica a ogni superstizione religiosa e la tolleranza. Per il filosofo è un diritto naturale enunciare a mezzo stampa le proprie idee. E’ convinto del progresso della Storia fondato sul costante uso della ragione, ma critica la posizione di Leibniz, che considera concluso il progresso dell’umanità. Per Voltaire l’uomo non è, come ha affermato Blaise Pascal, un “mostro incomprensibile” ma è un essere naturale, che può giungere con i propri mezzi raziocinanti alla conoscenza di sé stesso. Il problema della conoscenza per Voltaire implica un ridimensionamento del potere della ragione, non infinita e priva di idee innate. Il metodo oggettivo valido per la speculazione intellettuale è l’analisi matematica ma, diversamente che per Cartesio, esso fa leva sull’aritmetica e non sulla geometria. Essa consente infatti di trovare tra i fatti dati un principio e una legge. L’analisi matematica inoltre consente di spiegare anche i fatti naturali, come ad esempio i fatti sociali, etici e psichici. Come filosofo illuminista, egli rifiuta il sistema come pretesa della ragione di esaminare la conoscenza della realtà, ma accetta lo spirito sistematico cioè lo spirito di ricerca che parte dai fatti per giungere alle leggi naturali.
Bibliografia: PERONE-FERRETTI-CIANCIO “STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO”
INDIETRO