Blaise Pascal

Clermont-Ferrand, 19 giugno 1623, Parigi, 19 agosto 1662, Francia

Blaise Pascal non contesta il procedimento della ragione inteso da Cartesio, ma ne critica la pretesa di assolutezza. Nella Scienza la ragione ha due limiti: 1) il primo sta nel fatto che essa si muove da princìpi che non può né dimostrare né definire, che sono dati dalla Natura; 2) il secondo consta nel ricorrere all’esperienza, che fornisce il bagaglio conoscibile della Fisica. La Scienza fornisce dei princìpi perfettamente intellegibili mediante “l’ésprit de geometrie” (Spirito di geometria). I princìpi dell’esistenza umana possono essere colti dall’”ésprit de finesse” (Spirito di finezza), cioè dal sentimento e dall’intuito. La verità dell’uomo non è riducibile a un sistema per due motivi: 1) l’infinità di aspetti della realtà umana sfugge ad uno schema unitario; 2) la verità implica una comprensione totalizzante che non corrisponde alla somma dei passaggi di una dimostrazione condotta con la ragione. Non è possibile dimostrare l’esistenza di Dio poiché esso non è un ente di ragione che non avrebbe alcun rapporto con l’esistenza dell’uomo. La condizione dell’uomo è interpretabile come corruzione della volontà a partire dal peccato originale. L’uomo aspira al vero bene e alla felicità ma non può raggiungerla. Il Cristianesimo mostra la sua validità in quanto non va contro la ragione poiché fornisce una spiegazione della condizione umana che la ragione stessa da sola non raggiunge.
Bibliografia: PERONE-FERRETTI-CIANCIO “STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO”
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