L’APOLOGIA DI SOCRATE

L’apologia di Socrate è un testo di Platone che riporta gli atti del processo intentato dalle autorità ateniesi al filosofo Socrate, accusato di non riconoscere gli dei della città, di introdurne di nuovi e di corrompere i giovani. La prima accusa formulata è quella di empietà, dato che Socrate investigava su cose divine, rifiutando la tradizione mitologica. Socrate ammette di essersene interessato ma di essersi distaccato in quanto non gli davano la sapienza necessaria. Con ciò attacca i sofisti, rei di farsi pagare per l’insegnamento di una falsa sapienza. All’accusa di corrompere i giovani Socrate ribatte asserendo che è impossibile il fatto che la maggioranza delle persone sappia cosa sia giusto fare e cosa non fare. Inoltre, se egli insegnasse il male, nessuno lo seguirebbe, oppure se lo facesse, ciò sarebbe fatto in maniera inconsapevole e secondo le leggi ateniesi chi sbaglia senza saperlo non va processato ma istruito.Infine all’accusa di non credere agli dei ma di introdurne di nuovi (cioè il daimon socratico), Socrate risponde che ciò non è possibile ed è contraddittorio. Socrate è condannato a morte ed egli stesso rifiuta l’opportunità di fuggire per avere salva la vita: così sarà ricordato come martire e come colui che si è adoperato per conseguire la virtù.
BIBLIOGRAFIA -WIKIPEDIA PLATONE - DIALOGO